Beh, dopo il Tenuta Nuova 2010 non potevo mancare di raccontare anche l’altro Brunello 2010 cui Robert Parker ha tributato lo stratosferico punteggio di 100/100, il Madonna delle Graziede Il Marroneto, la bellissima tenuta del vulcanico Alessandro Mori. Non vuole essere un ipotetico paragone – che, personalmente odio – ma una sorta di dovere di cronaca, visto che questi due vini hanno condiviso il prestigioso riconoscimento e visto che è la prima volta che due vini della stessa Denominazione arrivano a tanto con la medesima annata. Ma chi sono Il Marroneto e il suo deus ex machina?
Figlio di un avvocato di successo e avviato egli stesso a una brillante carriera forense, Alessandro Mori ha invece lasciato codici e leggi per diventare viticoltore a tempo pieno nel piccolo podere che la famiglia aveva acquistato nel 1974 nella zona nord di Montalcino, proprio sotto la chiesetta della Madonna delle Grazie. Infatti, gli inizi pioneristici dei Mori come produttori, avevano coinvolto a tal punto il giovane Alessandro da fargli capire, dopo alcuni anni, che la sua vita sarebbe stata lì a Montalcino, in cantina. E in vigna, certo, piantata con soli vecchi cloni di Sangiovese a una densità tutt’altro che ossessiva, anzi in modo che le piante possano “respirare”. In realtà, Alessandro non fa molto in vigna oltre a tagliare l’erba e, per questo, può essere definito ‘biologico’, intendendo con questo la massima naturalezza, senza pratiche prossime alla stregoneria od ossessive rincorse alle certificazioni… Uve sanissime permettono così ad Alessandro di mantenere questa naturalezza anche in cantina, quindi bando a lieviti selezionati, pompe, chiarifiche, ecc. Una cantina che sembra proprio lo studio di un artista: piccola e ordinata, pulita ma tutt’altro che sterile, dominata dalle botti da 25 hl e tre tini tronco-conici di Allier usati esclusivamente per la fermentazione del Brunello ‘selezione’ (il Madonna delle Grazie), mentre il resto avviene in acciaio, che negli anni ha sostituito il cemento vetrificato. Le fermentazioni, quasi in contrasto con le tendenze attuali, sono piuttosto brevi e non imbrigliate dall’uomo nella temperatura. Anzi, Alessandro è fermamente contrario a ogni forma di climatizzazione in cantina e ritiene che, soprattutto nell’invecchiamento in botte, il vino debba “sentire” le stagioni. A proposito di botti, ce ne sono diverse, anche vecchie di trent’anni ma, come dimostra Alessandro spillando il vino, perfettamente “funzionanti”. Il Brunello vi rimane circa 40 mesi, prima dell’imprescindibile affinamento in vetro. Già, perché “il vino invecchia in legno e diventa elegante in vetro”. Inutile aggiungere, poi, che tutti i processi sono rigorosamente manuali, fino all’imbottigliamento – per caduta e senza filtraggio – e all’etichettatura. Ed è lo stesso ‘avvocato’ a effettuare in prima persona gran parte delle operazioni e, dove non arrivano le sue competenze, ecco la consulenza di Paolo Vagaggini: più una supervisione che una guida enologica.
A ulteriore conferma dell’ossessione per la qualità di Alessandro Mori, basti pensare che Il Marroneto potrebbe produrre 60.000 bottiglie di Brunello, invece ne produce neanche 30.000, tra tutte e due le etichette…
Madonna delle Grazie 2010
Come i grandi vini, questo Brunello è indiscutibilmente giovanissimo e non facile da ‘leggere’. Il naso, infatti, appare un po’ insistente, con una sensazione appuntita che riporta al fitto intreccio tra note fruttate e balsamiche. Non solo, è talmente concentrato da risultare quasi impenetrabile, anche se indiscutibilmente elegante. Fortunatamente, la bocca non manca di espressività, anzi… È succosa, molto intensa e, pur se ritorna quella sensazione di insistenza, stavolta si capisce chiaramente che si tratta di un’energia di incredibile intensità, ma ancora imprigionata, tutta da esprimersi. Sono, però, il perfetto sostegno acido, l’elegantissima progressione verticale e il potente e gustoso finale a rivelarne oggi il valore: fruttato e minerale, fresco e sapido. Vino tanto fine quanto autorevole, oggi da dimenticare in cantina, ma domani sarà grandissimo.
Voto: 98/100
Un grandissimo Brunello, forse non per tutti, almeno non oggi, ma un Brunello che ti fa riflettere, parecchio, e solo allora ne capisci lo straordinario valore. E sono sicuro che non si tratti di un exploit, ma di una sorta di giusto riconoscimento a un produttore che ha sempre lavorato molto bene, ma non è stato mai troppo osannato dalla critica. Ingiustamente. Però sono altrettanto sicuro che Alessandro non smetterà di raccogliere ulteriori consensi per via di tanti altri Brunello d’eccezione che saprà regalarci. A dispetto del mio punteggio di questo 2010, non allineato né a Parker, né al Tenuta Nuova. Nella speranza che Alessandro non me voglia…